Buonasera! Eccomi qui con un nuovo numero della rubrica dedicata alle segnalazioni di autori emergenti o che si sono affidati al self publishing. Come sapete, in queste occasioni non mi limito ai romance, ma vi presento anche titoli che appartengono a generi diversi e che potrebbero comunque destare il vostro interesse. Il post di oggi è un po' diverso dal solito perché vi segnalo due soli titoli, ma, in compenso, aggiungo una brevissima intervista ad uno degli autori e la segnalazione di un progetto ideato dall'altro. Tutti pronti?
L'anima non si arrende
Marco Conti
In un precedente numero di questa rubrica, vi ho già segnalato il suo romanzo Aspettando l'alba (QUI), ma ora torna con un nuovo lavoro. Questo nuovo libro segna un ulteriore passo in avanti per l'autore, nella cura del contenuto, ma anche degli aspetti grafici, a partire dalla fotografia utilizzata per la realizzazione della copertina.
Una lettera, un improvviso tuffo nel passato per Marco; scrittore di successo abbandonato da Sabrina e dall'ispirazione, che accetta l'invito dello zio Nicola: recarsi a Parigi per ascoltare le ragioni della sua sparizione, avvenuta quando Marco era ancora bambino. Il viaggio a Parigi sarà l'occasione per riallacciare i rapporti col fratello Francesco e per riconciliarsi con il passato. Ad aspettarlo non sarà però Nicola, ma una scoperta inquietante.
Marco, che ben sa quanto sia importante per gli autori emergenti avere un piccolo spazio per farsi conoscere, ha deciso di portare avanti un progetto che possa essere d'aiuto a tutti i suoi colleghi. Nel suo blog, infatti, dedica la sezione "Emergenti in vetrina" a tutti gli scrittori che vogliono far pubblicità al proprio lavoro. Se pensate che possa fare al caso vostro, andate a questo link e compilate il modulo.
Senza far rumore
Riccardo Castiglioni
Passiamo ad un thriller pubblicato per La Ponga Edizioni. Questa volta, però, sarà l'autore stesso, che ha risposto ad un paio di mie domande, a presentarvi la sua opera.
Come è nato "Senza far rumore"?
Lo spunto iniziale è stata la scomparsa del mio professore di italiano del liceo. Un uomo mite, un po’ svanito e quasi timoroso dei ragazzi a cui insegnava, che gli studenti sottovalutavano e al quale combinavano ogni sorta di scelleratezza. Ma anche una persona che, ritrovata in età adulta, avevo apprezzato per l’umanità e la cultura. Antonio, il protagonista, è nato da un breve racconto autoconclusivo che voleva essere un omaggio a questo signore e che piano piano si è preso una vita propria.
Come descriveresti il tuo libro?
SFR è un romanzo che, se letto in chiave "noir", racconta un mistero che c’è, ma non si vede e che per questo inquieta come un brivido lungo la schiena, per il troppo silenzio tutt’intorno. Ma al di là della vicenda “poliziesca”, SFR ha un'altra dimensione più "narrativa" e in un certo senso intimista: è un garbato inno all'amicizia, un omaggio alle sommesse gioie che rendono sopportabili le nostre vite. E permette una riflessione sulla forza che gli imprevisti hanno di sconvolgere anche la più radicata delle abitudini, riportando il cuore e la mente a una giovinezza che soltanto il fiato e le gambe non riconoscono più.
Una vita vissuta in sordina, una ragazza ignara del pericolo che corre, il passato oscuro che ritorna.
Antonio, insegnante in pensione, conosce on line Claudia, un'universitaria appassionata di libri come lui.
Le strade dei due si divideranno per colpa di un banale equivoco per poi tornare a incrociarsi
quando, dal passato di Antonio, un vecchio incubo dimenticato emergerà minacciando Claudia.
Un giallo scritto in punta di penna per chi ama l'inquietudine nella sua forma più sottile.
«Nel 1956 non avrei mai pensato che mio padre fosse disposto ad iscrivermi al Liceo» ricordò il Professore.
«Passavo le notti a studiare per dimostrare che lo meritavo e tornavo sempre a casa col massimo dei voti. Papà mi rispondeva ogni volta che non sarebbero serviti, che era già un miracolo non avermi iscritto alla scuola di avviamento professionale. Per quanto avessi voluto studiare sarei diventato muratore; come lui.»
«Dopo gli esami di terza media non riuscivo ad essere felice: sentivo che la mia giovinezza era arrivata a fine corsa. Una sera invece papà è tornato a casa con una copia dei Promessi Sposi. Mi ha chiamato in soggiorno e dopo un lungo silenzio me l’ha piazzata in mano. Mi ha detto Se devi andare al Liceo questo dovrai studiarlo bene. Non mi ha mai spiegato perché avesse cambiato idea» concluse.
«Qualsiasi cosa sia accaduto è stata la tua fortuna: non sei nato per tirar su case» rispose Lele. «Anch’io avrei voluto continuare gli studi, ma papà era rimasto senza lavoro e in casa avevamo bisogno di soldi. Mi sono ritrovato alla Tintoria a lavorare sedici ore al giorno.»
«Già; e quando avevi finito passavi da me a prendere in prestito qualche volume. Devi averci speso parecchie notti, sui miei libri.»
(…)
Mammà fece capolino, ma non li disturbò. Meglio andare a dormire senza interrompere i loro racconti: avrebbero tirato notte fonda come ogni Natale. Scrisse un biglietto per il Professore e lo attaccò alla porta d’ingresso.
Caro Antonio,
Ancora grazie della compagnia. Ti ho preparato un pacchettino in cucina con un po’ di cose che sono avanzate. Mangiale domani che oggi ti sei tenuto troppo leggero.
Mammà
Senza far rumore... mai titolo fu più azzeccato! Che bel romanzo, divorato in poche ore. E già mi mancano i protagonisti. Ma il finale aperto mi lascia aperta una speranzella...
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